Ven. P. Carlo Giacinto di S. Maria

Il Ven. P. Carlo Giacinto nacque a Genova, nel quartiere di Sarzano, il 5 settembre 1658 da Girolamo e Angela Sanguineti, genitori di profonda fede cristiana. Lo stesso giorno fu battezzato nella parrocchiale del SS. Salvatore e gli fu imposto il nome di Marino, chiaro presagio della sua futura missione di ‘apostolo di Maria’, Proprio in quella zona, presso la chiesina di S. Margherita, nel 1595 erano approdati da Roma i primi agostiniani scalzi per una nuova fondazione a Genova. Pochi mesi dopo pero traslocarono sulle alture di Carbonara, adattando due modeste case di campagna a conventino, che intitolarono alla Madonna della Presentazione: esso ha funzionato come casa di noviziato del convento di S. Nicola da allora e fino ad oggi.

La madre consacro ben presto il piccolo Marino alla Madonna nella chiesa di N.S. delle Vigne, il primo santuario mariano della città, e Maria sarà sempre la guida sicura alla quale lui affiderà la sua persona e la sua vita. Frequento assiduamente il corso di catechismo presso i gesuiti e nel Natale 1672 ricevette la prima Comunione: quel giorno avverti chiaramente la prima chiamata alla vita religiosa e sacerdotale. Ma due eventi lo convinsero ad affrettare questa decisione: il 22 settembre 1673 mori il padre e pochi mesi dopo, durante la processione del Corpus Domini, fu impressionato dal comportamento umile e raccolto degli agostiniani scalzi. Comprese che il Signore lo indirizzava verso quell’Ordine religioso. Si presento cosi al superiore di S. Nicola e fu accolto ben volentieri. Il 15 agosto 1674 inizio il noviziato nel conventino della Presentazione assumendo il nome di Fra Carlo Giacinto di S. Maria; il 18 agosto 1675 emise la professione con i voti di ubbidienza, castità, povertà e umiltà. Compi l’iter formativo filosofico-teologico con il massimo impegno e brillanti risultati sotto la guida di P. Antero Micone, figura di primo piano del seicento genovese per dottrina, santità di vita e genialità di opere sociali, realizzate soprattutto mentre fu sovrintendente dei lazzaretti della Repubblica genovese durante la peste del 1657. Con lui continuerà ad operare fino al 1686, quando P. Antero morirà sulla galea genovese nella crociata contro i turchi in Pelopponneso. E proprio in quello stesso anno, il 29 ottobre, giungerà a Genova da Trapani, su una tartana della famiglia del P. Antero, la statua della Madonnetta.

L’altare maggiore. Negli anni successivi all’ordinazione e fino al 1696 risiederà a S. Nicola, esercitando vari uffici e ministeri pastorali. Ed ecco in breve il ritratto della sua statura spirituale di religioso e sacerdote: temperamento mite e austero, eccezionale preparazione culturale, sacerdote e oratore ardente. Fu grande studioso e scrittore di teologia biblica, agostiniana e mariana. Compose e pubblico diverse opere: Mater amabilis, meditazioni per ogni giorno dell’anno; Pratica del vero amante della Gran Madre di Dio, manuale di devozione mariana; Biblia Mariana, in venti volumi, in cui commenta i testi biblici mariani; Relazione del Sacro Tempio della Madonnetta, documento prezioso che informa sui fatti che precedettero e seguirono la costruzione del Santuario; Polynthea mariana, raccolta di elogi a Maria dei Padri della Chiesa; Vita di P. Antero Micone, e altri scritti devozionali. Già durante il corso di filosofia egli si era inciso sul braccio destro con uno stiletto queste parole: ‘La mia penna e penna dello scrivano di Maria che scrive velocemente (cf. Salmo 44).

Egli fu anche un grande protagonista della storia civile e religiosa di Genova, dedicandosi indefessamente sia alla predicazione in molte chiese della Liguria e sia a molte opere di carità verso le classi più umili della popolazione. Fra l’altro, si distinse con il P. Antero durante il bombardamento della flotta francese di Luigi XIV (maggio 1684) soccorrendo la popolazione colpita e ospitando gli sfollati nel convento di S. Nicola. Con la sua santità ottenne strepitose conversioni: celebre fra tutte, la missione a Favale di Malvaro, presso Chiavari. Mons. G. Vincenzo Gentile, arcivescovo di Genova, lo invio personalmente a predicare per tentare in extremis di far cessare annose discordie fra due irriducibili fazioni della borgata, i ‘verdi’ e i ‘turchini’. Al termine dell’ultima predica, P. Carlo Giacinto scese dal pulpito e fece aprire un sepolcro al centro della chiesa; poi ordino alle ossa di risalirne la bocca e invito gli uditori a distinguere quali fossero appartenute a una o all’altra fazione. In tal modo riuscì a riportare la pace in quella popolazione, che volle consacrare nuovamente alla Madonna, incoronandola Regina di pace nella festa del S. Rosario.

Ma il fatto centrale della sua vita e indubbiamente la costruzione del santuario della Madonnetta sulle alture di Genova, che inauguro il 15 agosto 1696 dopo appena quindici mesi di lavoro! Accanto al santuario edifico in seguito un convento per i religiosi, con la funzione specifica di favorire la vita contemplativa e l’apostolato mariano; inoltre fondo un monastero di Terziarie agostiniane scalze perché collaborassero al servizio liturgico del tempio. Si spense luminosamente dopo il tramonto il 23 aprile 1721, offrendo la sua vita per la liberazione di Genova dal colera. Fu sepolto nella cappella della Madonna, al centro del presbiterio, e su una rozza lapide di ardesia fu scolpito l’elogio: humilis. Per motivi storici la causa di beatificazione si trascino per quasi due secoli; finalmente il 23 novembre 1937 Pio XI lo proclamo Servo di Dio, riconoscendo solennemente l’eroicità delle virtù. Siamo tuttora in attesa orante del miracolo per la beatificazione. O, forse, varrà anche in Cielo il voto di umiltà degli Agostiniani Scalzi?