Servo di Dio Fra Luigi Chmel

Egli e l’ultimo fiore prezioso della nostra già gloriosa Provincia Germanica. Fra Luigi, al secolo Andrea Chmel, e nato da Giovanni e Agnese Kurpiel a Spisska Stara Ves (Slovacchia) il 17 ottobre 1913. Nel 1934 e entrato tra gli Agostiniani Scalzi nel convento di Lnare (Boemia) ed ai primi di dicembre 1935 e venuto in Italia ed ha fatto il noviziato nel convento di S. Maria Nuova presso Tivoli (Roma), dove nel Natale del 1936 emise la professione dei temporanea. Suo maestro di noviziato e stato l’ultracentenario P. Luigi Torrisi, che cosi lo ricorda: E’ stato modello di vita religiosa. Si applicava per lui quel detto di Benedetto XIV che diceva. “Datemi un religioso che osservi in tutto la propria Regola ed io lo metto sull’altare”. Fra Luigi ha osservato in tutto la Regola. Quando pregava era un serafino, con molto raccoglimento e si deve supporre che veramente parlava con Dio. Si distinse per la sopportazione del dolore; il male lo deformava e lui ha sopportato tutto con pazienza e rassegnazione. In coro diventava una statua in raccoglimento. Per l ’obbedienza bastava mezza parola. La mamma voleva una sua foto e a S. Maria Nuova non c’era fotografo. Capito la P. Francesco Recupero con la macchina fotografica e lo pregai di fargli una foto, che fu poi l ’unica. Una pittrice di Roma ha dipinto su un quadro la foto di Fra Luigi (Testimonianza di P. Luigi Torrisi, raccolta nel 1997-1999).

In chiesa quando passava dinanzi al Santissimo – narra P. Bernardino Giardina (1919-1974), suo compagno di noviziato – faceva la genuflessione con molta devozione; nelle ricreazioni parlavamo volentieri di Gesù Sacramentato, delle processioni del Corpus Domini che servono a manifestare la fede in questo grande mistero e si faceva a gara nell’adornare con fiori l’altare del Santissimo. Il primo venerdì del mese mi esortava a pregare il S. Cuore di Gesù, fonte di ogni grazia, per la conversione dei peccatori.

La sua ultima malattia – aggiunge P. Gabriele Raimondo – un tumore alla tiroide con metastasi diffuse, che lo consumo lentamente e che fece del suo letto, particolarmente negli ultimi cinque mesi, un vero calvario, fu una chiara manifestazione delle sue virtù, soprattutto della sua eroica pazienza! Coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo e di avvicinarlo all’Istituto “Regina Elena” di Roma, rimasero santamente edificati e provarono per lui una profonda venerazione che ancora perdura. I medici stessi, quando poterono constatare, nell’autopsia del cadavere, tutta la gravita del male, non seppero trattenere un senso di meraviglia per la fortezza d’animo e la serenità con cui aveva sopportato quegli acerbi dolori (P. Raimondo, Gli Agostiniani Scalzi, Genova, 1955, p 319).

Rese la sua bell’anima a Dio il 16 agosto 1939 alle ore 13,30, settant’anni fa. Ecco come P. Torrisi ricorda quel giorno: Mi trovavo a Casapi (Roma). Durante la messa cantata io facevo il suddiacono: sull’altare non c’erano fiori, completamente spoglio; tutto ad un tratto ho sentito un odore profumato ed ho detto fra me “E’ morto Fra Luigi”. E di fatti dopo e arrivata la conferma a S. Maria Nuova. Non sono andato ai funerali, che sono stati a Roma, perché la guerra era imminente e non conveniva muoversi da S. Maria Nuova. L’ho visto l’ultima volta verso giugno-luglio 1939. Spero di vederlo in cielo (Testimonianza raccolta 1997-1999). Il 9 aprile 1997 si e aperto il processo canonico per la beatificazione, e finora prosegue.